NELLA TUA CITTA’ C’E’ UN LAGER

Non ce la fanno più. E’ finito lo sciopero di una ventina di reclusi nel Cie di Ponte Galeria. Era sciopero della fame. Ed è avvenuto in contemporanea con tanti altri reclusi nei Cie di tutt’Italia: quello di via Corelli a Milano, di corso Brunelleschi a Torino e di via Mattei a Bologna, nel quale però lo sciopero è fortemente condizionato dall’uso abbondante di tranquillanti che in questo Cie è più diffuso che in altri. A Roma c’è chi aveva già iniziato uno sciopero della fame, trovandosi ora oltre il decimo giorno di digiuno. Da poco più di una settimana la Croce Rossa ha lasciato il posto ad una cooperativa creata ad hoc: Auxilium, che non permette a nessuno di portare bevande in soccorso agli internati. La dose giornaliera di acqua rimane di 2 bottigliette a testa. Quando il 28 febbraio ci fu il passaggio di consegna tra vecchi e nuovi aguzzini di queste carceri “business”, in cui si fa a gara per accaparrarsi la gestione, un ragazzo tentò la fuga verso la libertà. Fu il capo della polizia in persona a pestarlo a sangue con calci e manganellate, ovviamente davanti a tutti gli altri, a mo di esempio per i nuovi gestori. Per far vedere come è funzionato fin’ora. Inevitabilmente scoppiò la rivolta, con la colonna sonora dei manganelli che battono sui corpi e sulle teste degli internati. Ma la sanguinosa lotta ebbe i suoi frutti: l’acciuffato venne riportato nella sua sezione, malmenato, ma libero, niente isolamento. Presto arrivarono i sedativi, unico presidio medico che i migranti vedono da più di 2 mesi, con buona pace delle loro ferite.
Per chi non lo sapesse, a Roma c’è un lager. E’ ovvio che la Regione non può fare molto: dalla Turco-Napolitano, all’odierno e famosissimo “pacchetto sicurezza”, i governi che si sono alternati nel tempo hanno creato le basi per la creazione e la permanenza nel silenzio di queste carceri per innocenti, di questi campi di concentramento per sfruttati, poveracci, per immigrati.
Le storie sono un’infinità (visita il sito www.autistici.org/macerie) ma la conclusione è sempre inesorabilmente la stessa, la rassegnazione. A Ponte Galeria non hanno più speranza: cibo scaduto, niente riscaldamento, niente medicine, psicofarmaci nella sbobba.
Ma anche la Regione, come istituzione, deve impegnarsi di più, nel creare dei protocolli con la prefettura, per permettere almeno alle associazioni umanitarie di andare in soccorso dei migranti che vivono questi drammi: basta silenzio, basta porte chiuse. Non sono colpevoli di nulla, ma sono carcerati. Se la detenzione amministrativa non potrà essere cancellata fino a che c’è un governo xenofobo, violento e populista, almeno che ci si impegni per fermare il massacro.
Francesco
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